In Giappone, il termine sashimi ha radici profonde: 刺身 significa letteralmente “corpo infilzato”, un riferimento alle antiche tecniche con cui i pesci venivano immediatamente preparati appena catturati. Le prime tracce di consumo di pesce crudo risalgono al periodo Heian (794-1185), quando il pesce veniva servito affettato e condito con aceto o sale, prima che diventasse la raffinata specialità che conosciamo oggi. Durante il periodo Muromachi (1336-1573), la pratica si diffuse tra aristocratici e samurai che apprezzavano la freschezza della materia prima e la precisione nella preparazione. Il vero salto avvenne nel periodo Edo (1603-1868), quando la disponibilità di pesce fresco crebbe nelle aree urbane e il sashimi divenne simbolo della cucina popolare e delle tavole più raffinate.
Nel corso del tempo il sashimi è passato da semplice taglio di pesce crudo a vera e propria esperienza gastronomica globale. Questo piatto, servito senza riso (a differenza del sushi), richiede freschezza estrema della materia prima, precisione nel taglio e un’attenta presentazione.
Ecco alcuni punti chiave della sua evoluzione e delle caratteristiche tecniche:

Conoscere la cucina giapponese significa entrare in un universo fatto di rispetto per la materia prima, eleganza del taglio e profondità del sapore. Se vuoi vivere questa esperienza autentica, ti aspettiamo da Shiroya, nel cuore di Roma. Vieni ad assaporare il sashimi preparato con la cura e la passione di una vera cucina nipponica: fette perfette, pesce selezionato e un’atmosfera che richiama il Giappone.
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